Musica popolare
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Musica popolare

Musica popolare

Occuparsi di Musica Popolare non significa guardare al passato, essere nostalgico, avere una mentalità conservatrice; ma si tratta di lavorare sul concetto di Tradizione, parola di origine latina che vuol dire Trasmettere, Tramandare – affrontare il futuro prendendo e lasciando in eredità non solo un canto, un ritmo, una danza, una musica ma un determinato “punto di vista”; una filosofia di vita, una specifica “forma mentis”, una propria “visione del mondo” che si contrappone al principio di modernità che non lascia “il segno”, perché troppo legato alla moda, al momento, all’effimero … troppo caratterizzato dal gusto corrente …

… al contrario della cultura popolare che ti invita a riannodare la fune della memoria, ti stimola a rinforzare il legame con le proprie radici, valorizzando il concetto stesso di Folklore, che negli ultimi tempi è stato banalizzato, volgarizzato, decontestualizzato: diventando quasi un termine turistico, nonostante che l’etimologia derivi da due parole di origine sassone assai significative: Folk = Popolo / Lore = Sapere: il Sapere del Popolo; Sapere inteso come Conoscenza di una collettività – Sapienza di una intera Comunità = il frutto di quella saggezza popolare che da sempre vive ed eternamente vivrà nella psiche umana.
In Campania ed in particola modo a Vallo della Lucania _ malgrado tutto quello che sta succedendo a causa della globalizzazione _ esiste ancora una forte attrazione per la “tradizione popolare” intesa come forza spirituale, sociale e politica che racchiude un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici, ed estetici. – Quindi, istituire un Dipartimento di Musica Popolare nel territorio Cilentano, il primo assoluto in Italia, significa che, in pochi anni, la Sede può diventare un punto di riferimento, uno spazio aperto a tutti quelli che “sentono” la vocazione di essere “costruttori di memoria” non soltanto nel campo musicale e antropologico, ma anche sul piano politico, spirituale, sociale. . .
Il Sud Italia ha bisogno di un Centro di documentazione delle tradizioni popolari, che comprenda un archivio sonoro, fotografico, visivo, bibliografico. Un Dipartimento di Musica Popolare che, allo stesso tempo, conserva e crea, tramanda e rinnova i beni (ricchezza) immateriali della nostra cultura (Canti, ritmi, filastrocche, indovinelli, proverbi, favole, scongiuri, cantilene, invocazioni, racconti …)
Il Meridione ha due anime culturali che da sempre convivono in modo parallelo, che spesso si incontrano, si confrontano, si scontrano; cultura alta e bassa, colta e popolare, urbana e contadina: alcuni stanno facendo un ottimo lavoro sulla musica classica, lo stesso impegno si deve riservare alla musica popolare che non è un linguaggio marginale, non si tratta di un’umanità fuori contesto, di una realtà fuori luogo; in poche parole non è “un mondo a parte” che non partecipa ai grandi processi di rinnovamento culturale; invece promuovere la Musica Popolare può essere un modo per riprendere contatto con un sapere magico, religioso, mitico, rituale; un’occasione per riappropriarsi di un universo simbolico, metastorico, metaforico, carico di potenza, che è la radice della nostra cultura.
Radice difficile da estirpare, che esiste da sempre e che resiste, nonostante l’arroganza di una volontà mediatica di livellare, di standardizzare, di appiattire a discapito delle culture antiche e minoritarie.

Radice che resiste, ancora, perché dentro di noi – meridionali – è radicata una “ideologia arcaica”, che rifiuta ogni società fondata su un unico modello culturale.
Incoraggiare la cultura popolare è un atto dovuto per dare alle nuove generazioni una identità solida – una radice resistente per le nuove fioriture.

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